Il 2014 si è chiuso con la speranza della ripresa. Se il governo risponderà alle richieste di riforme

È una doppia lettura quella a cui si prestano i dati relativi all'andamento del real estate italiano nel corso del 2014. L'anno appena finito è stato, infatti, la conferma del miglioramento iniziato nel 2013 per il mattone definito commercial (tutto ciò che non è residenziale).

E della fiducia che gli investitori internazionali sembrano aver ritrovato per il nostro Paese, ancora sottotono però se si guarda al volume degli investimenti confrontandolo con quelli di Paesi come la Spagna. Le stime di chiusura dell'esercizio propendono per un aumento dei volumi rispetto al 2013, secondo la società di consulenza Cbre – il cui team si dice al momento conservatore – dell'ordine del 5% per arrivare a quota cinque miliardi di euro alla data del 31 dicembre 2014 (la Spagna chiude a nove miliardi circa). “Volendo essere più ottimisti potremmo pensare a una crescita del 10%, equivalente a un volume di 5,3 miliardi” dicono dalla società.

Più in generale circa il 70% di tali volumi è di matrice “estera”. I capitali internazionali, in arrivo da fondi sovrani, grandi investitori istituzionali e soggetti privati, hanno premiato trophy asset (spesso destinati a hotel), centri commerciali e immobili di logistica (gli acquisti preferiti da Blackstone che solo di recente pare preferire complessi direzionali) e uffici se centrali e molto redditizi. Ad attirare capitali esteri sono infatti gli elevati yield, che vanno di pari passo alla discesa dei valori e alla scarsa stabilità che ancora da oltre confine attribuiscono all'Italia.
I fondamentali però non sono migliorati e mancano segnali forti sull'uscita dalla recessione. Alcune riforme è vero sono state annunciate e realizzate. Ma la portata di tali cambiamenti non invertirà la rotta del real estate residenziale, la fetta più importante del mercato (poco meno dell'80% con volumi di 80 miliardi di euro su un totale di 105 miliardi a settembre 2014 secondo Scenari Immobiliari). Le tasse sulla casa, la mancanza di una politica di incentivi all'acquisto, la crisi economica e i problemi del lavoro penalizzano ancora le compravendite, ripartite solo nei grandi centri urbani. E se non riparte il mercato residenziale, il settore continuerà a soffrire.
Il governo dovrebbe cambiare passo e tenere in considerazione il settore come industriale e produttivo, in grado di esprimere una elevata percentuale del Pil, purtroppo minata da politiche poco lungimiranti.

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-01-05/2014-chiuso-speranza-ripresa-103853.php?uuid=AbXxUEtK



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