Leonardo Lo Cascio

Leonardo Lo Cascio

I rami del vicino

A chi spetta tagliare i rami che fuoriescono dalla proprieta

Se le tue piante invadono il giardino del vicino o viceversa, a chi spetta la potatura?

Quando si parla di piante e di rapporti di vicinato, la questione delle distanze diventa fondamentale da chiarire. Ebbene, se vuoi sapere quale deve essere la distanza da rispettare nel piantare, ad esempio, un albero e rispetto al confine altrui, devi fare riferimento ai regolamenti comunali. Se dopo aver assunto informazioni presso il tuo Comune, non hai avuto risposta in tal senso, magari semplicemente perché non sono stati emanati dei regolamenti comunali in materia, devi giocoforza rifarti alla legge. Ebbene, quest’ultima (Art. 892 cod. civ.) prevede delle distanze minime da osservare a proposito delle piante e del confine altrui. In particolare dice la legge che: 

  • per gli alberi di alto fusto (quali le querce o i castagni), la distanza minima dal confine deve essere di tre metri;
  • per quelli non di alto fusto, la distanza minima dal confine deve essere di un metro e mezzo;
  • per arbusti, siepi, viti ed alberi da frutto di altezza non superiore ai due metri e mezzo, la distanza minima dal confine deve essere di mezzo metro;
  • per le di siepi di ontano, castagno o piante simili, la distanza minima dal confine deve essere di un metro;
  • per le siepi di robinie, la distanza minima dal confine deve essere di due metri.

 

La presenza di un muro divisorio potrebbe consentire di non rispettare le descritte distanze, ma solo a condizione che la pianta incriminata non superi il muro stesso.

Se il tuo vicino ha una pianta ad una distanza inferiore a quella prevista dalla legge, hai diritto alla sua rimozione (tecnicamente si dice estirpazione), anche facendo causa al proprietario indifferente ai suoi obblighi (Art 894 cod. civ.).

Quando dei rami appartenenti ad un albero sito e di proprietà nel fondo altrui, si protendono all’interno della tua proprietà, hai il diritto di pretendere che a tagliarlo sia proprio il tuo vicino.

Si tratta di un diritto esplicitamente previsto dalla legge (Art. 896 cod. civ.) e che trova riconoscimento nella giurisprudenza della Cassazione. Secondo la Suprema Corte (Cass. civ. sent. n. 14632/2012), infatti, il codice civile riconosce al proprietario invaso dai rami altrui, il potere di costringere il vicino al taglio. Si tratta di un diritto:

 

  • che non può essere oggetto di usucapione. In altri termini, il vicino, trascorso vent’anni dalla prima volta che i rami del suo albero hanno invaso la proprietà altrui, non può pretendere di aver acquistato il diritto di lasciarli così come sono. In termini tecnici, in questo caso si parla di diritto imprescrittibile;
  • che può e deve essere esercitato, indipendentemente dalla presenza o meno di un muro divisorio ed anche se è rispettata la distanza tra le piante e il confine, prevista dalla legge;
  • che può essere oggetto di una servitù. Ad esempio, i due vicini potrebbero concordare che i rami si possano protendere nella proprietà altrui senza alcun limite oppure entro una determinata lunghezza. In quest’ultimo caso, il proprietario del fondo invaso, potrebbe comunque pretendere il taglio dei rami che in eccedenza alla descritta misura si dovessero protendere nella proprietà interessata (Cass. civ. sent. n. 28348/2013.). 
 

Infine, ricordati che il tuo vicino ha altresì il diritto di tagliare le radici del tuo albero che si sono propagate nel suo giardino nonché ha il diritto di raccogliere e fare propri i frutti caduti dai rami protesi (fatta salva la regola contraria, eventualmente sancita dagli usi locali).

Come avrai sicuramente compreso, se ci sono dei rami di un albero, appartenente al tuo vicino, che invadono il tuo giardino:

  • hai il diritto di pretendere che al taglio provveda il vicino stesso ed a sue spese;
  • hai il diritto al risarcimento, ove mai dalla situazione appena descritta siano derivati dei danni alla tua proprietà (ad esempio, se i rami in questione hanno danneggiato la copertura di un manufatto presente nella tua proprietà).

Detto ciò, sarebbe consigliabile far precedere ogni tua iniziativa da una comunicazione formale al vicino interessato, con la quale gli ricorderesti i suoi doveri e lo inviteresti alla potatura in questione. Per questo non necessiteresti dell’assistenza di un legale, anche se l’invio della predetta lettera per mezzo di un avvocato, potrebbe rivelarsi più incisiva e di maggior effetto per il destinatario. In mancanza di ogni riscontro, purtroppo l’azione legale sarebbe inevitabile, per costringere il tuo vicino a procedere alla descritta potatura. Se ciò si dovesse rendere necessario, sarà compito del tuo legale di fiducia preventivarti i costi della causa (la cui competenza appartiene al Giudice di pace competente per territorio).

 

tratto da https://www.laleggepertutti.it/224890_il-vicino-puo-tagliare-i-rami-del-mio-albero

Caratteristiche della Bioarchitettura

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http://energyrate.it/servizi/bioarchitettura.html

La bioarchitettura è una disciplina che si occupa di realizzare case che permettono di mantenere in equilibrio la salute dell’ambiente e delle persone che vanno a viverci. Risponde quindi all’esigenza sempre più intensa delle persone di vivere in un ambiente sano e non come accadeva prima (e spesso tutt’oggi) a contatto con elementi dannosi.

La bioarchitettura è nata verso la fine degli anni ’70. I primi studi e le prime realizzazioni sono state fatte in Germania, un po’ per rispondere alla crisi energetica del 1973 che coinvolte tutto il mondo, un po’ per rispondere positivamente ai principi ecologici.

Inizialmente si basava sulle fonti alternative al petrolio per portare nelle abitazioni l’energia necessaria. Diversi esperti infatti presero in considerazione di portare energia alternativa nelle abitazioni, utilizzandone una alla portata di tutti, l’energia solare.

Andando avanti gli architetti che decisero di adottare questa visione ecologica del loro mestiere iniziarono a studiare per proporre sistemi sempre più naturali, senza dimenticare l’aspetto esteriore. Ecco che con la bioarchitettura è possibile combinare tre fattori:

  • Impatto estetico elevato
  • Grande rispetto ecologico
  • Migliore vivibilità

Importanti nella bioarchitettura aspetti come la protezione dalle precipitazioni atmosferiche, l’isolamento termico, la ventilazione, l’ombreggiamento, la deumidificazione. Lo scopo degli architetti è quello di usare nel modo migliore le risorse naturale, senza sfruttarle ma rimanendo sempre in sintonia con la natura.

Importantissima la scelta dei materiali. Devono rispettare alcuni criteri come: impatto ambientale basso, elevato rendimento e costi contenuti. Elementi dannosi sono stati man a mano sostituiti. Vernici, smalti, colle e pitture chimiche hanno lasciato spazio a vernici con pigmenti naturali, cera d’api etc.

Importantissimo però l’habitat. Quando si parla di bioarchitettura non possiamo ignorare l’attenzione che viene impiegata nella scelta del luogo adatto per la costruzione. Queste abitazioni non vengono realizzate sopra i corsi d’acqua sotterranei, vicino a cavi dell’alta tensione o dove ci sono elementi radioattivi nel terreno. Il bioarchitetto sa come valutare tutto questo ed esamina tutto con la massima attenzione.

Ci sono poi i mobili da tenere in considerazione. Molti di questi hanno rivestimenti tossici oppure vengono incollati con colle che contengono Formaldeide, sostanza molto dannosa. E’ utilizzata anche per costruire pannelli di truciolato, moquette e carta da parati. La formaldeide quando si libera nell’aria irrita occhi e tratto respiratorio, può portare anche alla polmonite e la bronchite. Può causare anche irritazione, dermatite e necrosi da coagulazione.

Come ultimo aspetto valutiamo i pavimenti della casa. Sono molto importanti nella bioarchitettura e nell’abitazione. Questo perché con lui abbiamo sempre un contatto fisico. Spesso il pavimento viene rivestito con il legno, naturale e caldo. Inoltre ha proprietà isolanti. Altre volte viene rivestito in cotto, molto bello da vedere. Le piastrelle di ceramica sono anch’esse valide, proprio perché bio-compatibili e funzionali. Sempre per il pavimento spesso viene scelto il tetrapac riciclato, più che altro per le zone di servizio. Molto resistente è facile da pulire e garantisce anche un buon isolamento termico.

 

tratto da https://www.informazioneambiente.it/bioarchitettura/

Infissi: scegliere consapevolmente

Realizzazione e manutenzione infissi Milano

http://milano.speedcasa.com/servizi/serramenti-porte-e-blindati-milano/

 

Esistono molti tipi di materiali per gli infissi e non è facile scegliere quello più adatto alle nostre esigenze.

LEGNO

Il legno è un ottimo isolante termico e acustico ed è da sempre utilizzato per costruire e realizzare serramenti. La sua bellezza estetica dipende dalla qualità del legno utilizzato che può variare notevolmente e incidere in modo determinante sul prezzo di una finestra, da un’essenza all’altra e dalle varie finiture pur mantenendo una naturalezza difficilmente raggiungibile da altri prodotti.

Gli infissi in legno possono essere trattati con tecniche differenti determinando variazioni sostanziali: Laccature a poro aperto che lasciano intravedere la venatura sottostante, laccature colorate coprenti, oppure per mantenere l’aspetto naturale del legno vengono applicate generalmente vernici trasparenti.
Le finestre in legno sono di norma piuttosto resistenti e pregiate, tuttavia se non sottoposte a trattamenti e cicli di verniciatura speciali e di alta qualità hanno bisogno di cura e manutenzione a seconda dell’esposizione agli agenti atmosferici a cui sono sottoposte e devono essere quindi trattate e riverniciate ciclicamente.

ACCIAIO

La caratteristica principale dell’acciaio e naturalmente la sua grande resistenza meccanica, ciò lo rende particolarmente appetibile nella costruzione di serramenti blindati quali persiane, scuroni, combinati e grate.
L’accoppiamento dei profili avviene mediante saldatura a filo continuo e tig e la rifinitura delle superfici dopo la lavorazione viene eseguita solitamente a mano da operatori esperti.
La finitura avviene mediante pulitura, sgrassaggio, sabbiatura fine ( procedimento indispensabile per garantire una buona adesione delle vernici), verniciatura a polveri epossidiche con essiccazione a forno 180°.

ALLUMINIO

L’alluminio è un materiale leggero, robusto e resistente agli agenti atmosferici ed è molto utilizzato per realizzare serramenti e persiane. L’alluminio può essere anodizzato, ossidato o verniciato con tecniche di verniciature a polveri o verniciature a sublimazione.
I colori in cui può essere realizzato sono tutti i colori della scala RAL e tutte le varie finiture “effetto legno”, che tendono a ricreare una resa estetica simile a quella del legno.
L’alluminio è un conduttore naturale, e quest’ultima proprietà non rende però molto performanti gli infissi in alluminio nell’isolamento termoacustico.
Per ovviare a questo inconveniente e garantire buone prestazioni di isolamento gli infissi in alluminio vengono prodotti con la tecnica del “taglio termico” che differisce dal comune “taglio freddo” per l’inserimento all’interno delle camere d’aria dei profili, di listelli in materiali a bassa conducibilità termica, interrompendo la continuità del metallo e isolando quindi la finestra da dispersioni termiche. Gli infissi in alluminio sono stabili, robusti, molto semplici da pulire e non richiedono particolari accorgimenti o manutenzione.

PVC

Il PVC o polivinile di cloruro, è un polimero termoplastico che riscaldato a una temperatura di circa 200° diventa viscoso e viene estruso in differenti profili che una volta raffreddati saranno tagliati e saldati tra loro per produrre finestre e porte dalle elevatissime prestazioni isolanti e dalla grande resa estetica.
Il pvc generalmente viene estruso nel colore bianco e la sua superficie è liscia. Per ricreare l’estetica del legno vengono applicate durante il processo produttivo, subito dopo l’estrusione dei profili, pellicole con spessori di circa 200 micron che riproducono fedelmente la superficie e le venature del legno. L’unica azienda produttrice di infissi in pvc al mondo che grazie ad un esclusivo brevetto riesce a produrre profili goffrati, satinati e venati in 5 colorazioni diverse senza necessità di applicare alcuna pellicola.
Il pvc è un ottimo isolante termico e acustico, ed è resistente alle intemperie. La conducibilità termica molto bassa assicura un totale isolamento dal gelo, dalla neve, dall’acqua e dal vento. Il pvc è inoltre una vera e propria barriera agli attacchi della salsedine (che invece attacca e danneggia gli infissi in alluminio) e degli agenti atmosferici (piogge acide, inquinamento)
I serramenti in pvc non hanno bisogno di nessuna manutenzione nel tempo, hanno costi vantaggiosi e la pulizia può essere effettuata facilmente con detergenti neutri o soluzioni acquose.
Attenzione a dove si acquistano gli infissi in PVC! L’elevata diffusione delle finestre in pvc negli ultimi 10 anni ha fatto si che siano nate molte aziende che approfittando del boom di richieste si sono inserite in questo mercato. Il risultato è che talvolta vengono proposte finestre con caratteristiche e prestazioni diverse da quelle reali e quando ce ne accorgiamo ormai è troppo tardi.
La maggior parte dei produttori di pvc estrude, certifica e vende solamente i profili per realizzare le finestre che successivamente saranno assemblati, saldati, completati di ferramenta e vetrati da altre aziende. In questo processo produttivo le certificazioni e le prestazioni dichiarate dei serramenti sono generiche ed è difficile avere un controllo reale della qualità finale del prodotto che finirà nelle nostre abitazioni perché dipende da troppi fattori tra i quali anche la qualità e la tecnologia dei macchinari utilizzati nelle lavorazioni.
Se vogliamo installare nuovi infissi in pvc è necessario scegliere prodotti di marchi affermati (se tra qualche anno avremo bisogno di un pezzo di ricambio saremo sicuri di trovarlo), possibilmente “made in italy”e fabbricati da aziende che realizzano un “prodotto finito” (estrudono cioè i profili, lavorano i vetri e assemblano le finestre) certificato e con prestazioni reali corrispondenti a quelle dichiarate.

MATERIALI COMBINATI

I materiali analizzati singolarmente sono spesso combinati tra loro per ottenere risultati migliori sia esteticamente che a livello di isolamento.

Legno/alluminio (legno interno e alluminio esterno); Pvc/alluminio (rivestimento esterno dell’infisso con un guscio in alluminio che permette la realizzazione di colori non eseguibili con i profili in pvc); pvc/legno (legno interno e struttura e parte esterna in pvc); legno/pvc/alluminio (legno interno, struttura in pvc, alluminio esterno).

Le soluzioni combinate sono molto belle esteticamente e risultano estremamente utili quando esigenze particolari ci obbligano a mantenere una tipologia di materiale o un colore all’esterno ma non vogliamo rinunciare all’interno della nostra abitazione alla nostra finitura preferita.

In abbinamento ad un profilo altamente performante occupa un posto di assoluto rilievo il vetro che abbiniamo al nostro infisso, per assicurare le elevate prestazioni dei serramenti, indipendentemente dai materiali in cui sono realizzati, è necessario utilizzare vetri con proprietà determinanti per il risparmio energetico, l’isolamento termico e l’isolamento acustico.
Il vetrocamera è detto comunemente “doppio vetro” ed è costituito da 2 lastre di vetro distanziate tra loro per formare uno spazio (camera) e unite lungo il perimetro da una canalina riempita con sali minerali e sigillate con materiale plastico. All’interno della camera viene eliminata quasi totalmente l’aria e vengono inseriti gas quali l’argon, il kripton e lo xeno che hanno lo scopo di aumentare l’isolamento termico del vetro. I vetri basso emissivi riescono a trattenere gran parte del calore all’interno di un locale, evitando così la dispersione energetica, e allo stesso tempo riescono a proteggere l’interno di un abitazione dai raggi UV e dal calore del sole.
Oggi vengono proposte anche soluzioni con “triplo vetro” che assicurano prestazioni e isolamento maggiori.
Grazie ad alcuni accorgimenti produttivi, combinazioni con altri materiali e lavorazioni sofisticate i vetri possono assumere proprietà riflettenti al calore, isolanti termiche, fonoassorbenti o antieffrazione.

Come leggere le sigle dei vetri:

4-20-4 BE Vetro standard per finestre = Vetro 4 mm + Camera aria 20 mm + Vetro 4 mm Basso Emissivo
33.1-18-4 BE Vetro accoppiato = N.2 Vetri accoppiati da 3 mm cad con pellicola in pvb + Camera aria 18 mm + Vetro 4 mm Basso Emissivo

Passo fondamentale rimane il confronto con un serramentista di esperienza che potrà sicuramente indirizzarvi verso il prodotto più idoneo alla tipologia di casa che possedete, in base alle caratteristiche dell’infisso e alla zona climatica dell’immobile oltre naturalmente all’ultimo ma più importante passo da compiere: LA POSA IN OPERA.
Attenzione, anche il serramento più perfomante posato scorrettamente non porterà i benefici sperati.
Dal 2006 sono stati introdotti incentivi fiscali che agevolano l’acquisto di elementi che contribuiscano al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici limitando le emissioni di anidride carbonica come previsto dal protocollo di Kyoto sottoscritto da 180 Paesi nel 1997 e prolungato fino al 2020.

Esistono delle detrazioni fiscali per questo tipo di prodotto?

Le detrazioni fiscali inizialmente permettevano il recupero di una parte significante della spesa sostenuta al momento dell’acquisto dei serramenti in un periodo di 3 anni, oggi diventato 10 anni.
Le finestre acquistate devono essere certificate e devono essere conformi a valori minimi di trasmittanza termica in base alla fascia climatica in cui ci troviamo.
Per poter detrarre la spesa non sono necessarie comunicazioni preventive ad enti o comuni, ed è obbligatorio effettuare tutti i pagamenti con bonifici bancari. Entro 90 giorni dalla fine dei lavori vanno comunicati telematicamente all’Enea, tramite il sito internet, i dati del beneficiario della detrazione fiscale, i dati dell’immobile e i dati tecnici dei nuovi infissi.

Attenzione! Molti rivenditori non conoscono l’iter da seguire per ottenere le detrazioni rischiando di vanificare la possibilità di detrarre gli importi spesi e non consegnando al cliente tutti i documenti necessari per effettuare le richieste.

 

 

tratto da https://www.prontopro.it/blog/come-scegliere-gli-infissi-per-la-casa/

Cappotto termico in condominio

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Uno dei sistemi più utilizzati per risparmiare energia nelle case e per abbassare la bolletta del riscaldamento è avvolgere l’edificio in un cappotto termico.

A dire il vero, non in tutti gli immobili (soprattutto per questioni economiche) questo lavoro viene fatto su tutte le pareti. Si tende, infatti, a proteggere la parte più esposta al freddo, soprattutto quella che si affaccia a Nord, mentre quella a Sud resta con la vecchia struttura.

A questo punto è legittimo chiedersi nel condominio, chi paga il cappotto? Solo i vicini che beneficiano di questo intervento o tutti coloro che possiedono un appartamento all’interno dell’edificio? E se così fosse, perché?

Tutto nasce dal principio del godimento delle cose comuni, da quello che stabilisce in materia in Codice civile e da come è stato interpretato in qualche occasione dalla Corte di Cassazione.

Il principio è il seguente: una cosa che appartiene a tutti va sistemata o migliorata con i soldi di tutti. Immagina, infatti, che l’assemblea del condominio approvi i lavori di sistemazione del tetto: i vicini del piano terra devono pagarli? E devono anche tirar fuori i soldi se si decide di cambiare l’ascensore per metterne uno a norma, visto che non lo usano mai?

Come qualsiasi lavoro che interessi tutti i vicini di uno stabile, anche l’installazione di un cappotto per riparare l’edificio dal freddo e risparmiare sul riscaldamento deve essere deciso dall’assemblea del condomino. Sarà la maggioranza, calcolata in base ai millesimi in mano a ciascuno dei proprietari che rappresenti almeno la metà del valore dell’edificio, a dare il via alla realizzazione del lavoro (Art. 1136 cod. civ.).

La maggioranza, infatti, è chiamata a deliberare sulle opere di innovazione delle cose comuni, intese come quelle che comportano l’alterazione dell’entità sostanziale o il mutamento della destinazione originaria e che, di conseguenza, trasformano la consistenza materiale delle cose comuni e la loro finalità di uso (Cass. sent. n. 12654/2006 del 26.05.06).

In altre parole, la citata maggioranza può decidere di eseguire delle innovazioni che hanno come oggetto:

opere ed interventi mirati al miglioramento della sicurezza e della salubrità degli edificie degli impianti in essi installati;

  • opere ed interventi previsti per l’eliminazione delle barriere architettoniche, per il contenimento del consumo energetico, per realizzare parcheggi ad uso dei condòmini o per realizzare impianti di produzione di energie rinnovabili.

Risulta evidente che l’installazione di un cappotto, cioè di pannelli isolanti nei muri perimetrali del condominio per il contenimento del consumo energetico, comporterà un cambiamento nella consistenza dei muri stessi e che, pertanto, rientra tra gli interventi la cui decisione spetta alla maggioranza dell’assemblea.

Detto questo, cioè stabilito chi decide di fare il lavoro, c’è da capire chi paga il cappotto in condominio. Cominciamo a prendere in mano il Codice civile, sul quale possiamo leggere che le spese necessarie per l’innovazione sono sostenute dai condòmini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, cioè dei millesimi che ognuno ha in mano, salvo diversa convenzione, vale a dire a meno che si sia deciso diversamente (Art. 1123 cod. civ.).

Fino a qui, dunque, il Codice ci dice che pagano tutti in base alla quota di proprietà di ciascuno. Ma c’è subito dopo, nello stesso articolo, un altro passaggio molto interessante. È quello secondo cui «se si tratta di cose destinate a servire i condòmini in misura diversa, le spese sono ripartite in proporzione dell’uso che ciascuno piò farne». Se l’edificio ha più opere o impianti destinati a servire una parte dell’intero fabbricato, le spese relative alla loro manutenzione sono a carico del gruppo di condòmini che ne trae utilità.

Da questi ultimi commi se ne potrebbe dedurre che se il cappotto in condominio beneficia soprattutto una parte dei vicini, cioè quella più esposta al freddo, mentre per gli altri le cose cambiano poco o nulla, dovrebbero essere i primi ad accollarsi i costi dell’installazione del cappotto.

Ma non è così. Almeno secondo la Cassazione che, con una sentenza (Cass. sent. n. 64/2013 del 03.01.2013), smonta questa teoria sostenendo che le opere effettuate nei muri e nei tetti degli edifici condominiali volte a preservare lo stabile dagli agenti atmosferici e dalle infiltrazioni rientrano per la loro funzione tra le cose comuni e le spese sono assoggettate alla ripartizione in misura proporzionale al valore delle singole proprietà esclusive. In parole più semplici: pagano tutti in base ai millesimi di proprietà in mano a ciascuno. Anche perché, continua la Suprema Corte, queste opere non rientrano tra le parti suscettibili di destinazione al servizio dei condòmini in misura diversa ovvero al godimento di alcuni condòmini e non di altri.

 

Se ne deduce che il vicino che si affaccia sul lato Sud dell’edificio pagherà per l’installazione del cappotto in condominio come quello che si affaccia sul lato Nord, sempre in base alle quote di ciascuno, dato che si tratta di un contributo destinato alla conservazione nel tempo e al miglioramento dell’efficienza di un bene condominiale, cioè di un bene di tutti, indipendentemente dal vantaggio aggiuntivo di singoli piani o lati dell’edificio (Cass. sent. n. 21028/2015.).

 

tratto da https://www.laleggepertutti.it/224460_condominio-chi-paga-il-cappotto

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